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MASUMURA Yasuzō (1924-1986)
 

Al suo esordio dietro la macchina da presa nel 1957, dopo aver trascorso due anni di studio presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e aver lavorato come aiuto-regista per maestri del calibro di Mizoguchi e Ichikawa, Masumura Yasuzo ha subito segnato un fondamentale imprint all’intera cinematografia del suo paese, contribuendo in modo determinante alla svolta stilistica e tematica che hanno reso celebri dagli anni Sessanta registi come Oshima.

 

 Il testo completo è disponibile al link: http://www.jfroma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=43:approfondimenti&catid=31:varie&Itemid=52&lang=it#Novielli  

 

Filmografia Imdb: http://www.imdb.com/name/nm0557945/

HARA SETSUKO  (1920-)
 

L’”icona” nipponica equivalente di Silvana Mangano è, su tutte, l’attrice Hara Setsuko,, interprete preferita di Ozu Yasujiro, nonché protagonista di vari film di Kurosawa Akira  e Naruse Mikio, che incarnava in questi anni un ideale femminile di eleganza esotica e di forza popolare allo stesso tempo, convogliando nei suoi personaggi quella peculiare ansia di vita che tutti i livelli della popolazione sperimentavano nel trambusto della ricostruzione.  Si lega al suo nome la fortuna di vari melodrammi (Reijin  – Bella donna, 1946, di Watanabe Kunio ; Yuwaku  – Tentazione,  1948, di Yoshimura Kozaburo , ecc.), oltre che delle opere più famose di quest’età d’oro del cinema giapponese come Tokyo monogatari (Viaggio a Tokyo) di Ozu.

 

Filmografia Imdb:http://www.imdb.com/name/nm0361697/

MIIKE TAKASHI  (1960-)
 

Tensione e passione sono le due cifre emotive, spesso virtuali e quasi sempre filtrate dalla violenza, da cui deduciamo le personalità dei personaggi, soprattutto di quelli minori, non di rado ritratti con particolare spessore rispetto agli eroi. Nel cinema di Miike Takashi tra vittima e aguzzino nasce sempre un sentimento di amore o di amicizia, oppure ancora di compassione, non sono comunque mai separati dall’indifferenza, né devono essere mai evocativi di una predestinazione irreversibile verso il bene o il male.

 

Nasce a Osaka il 24 agosto1960. Si laurea alla “Yokohama Broadcasting and Film Academy” (ora “Japan Film Academy”), dove ha studiato con maestri del calibro di Imamura Shohei, Kuroki Kazuo e Onchi Hideo. Lavora in seguito in qualità di aiuto regista per Zegen (Imamura), Pioggia nera (Imamura), Domani (Kuroki) e Shimantogawa (Onchi). A partire dal 1991 realizza una lunga serie di original video. Nel 1995 produce e cura la sceneggiatura di Behind Mask (regia di Warren A. Stevens). Nello stesso anno debutta nelle sale con Mafia cinese a Shinjuku (Shinjuku kuroshakai), film realizzato a basso budget che tuttavia lo consacra come una delle più sicure promesse del nuovo action giapponese, grazie anche alla nomination come miglior regista per la “Japan Motion Picture Producers Association”.  Segue nel 1996 la nomina di Fudo come uno dei migliori dieci film dell’anno nella classifica della rivista americana “Time”.

 

Filmografia Imdb:http://www.imdb.com/name/nm0586281/

ITAMI MANSAKU  (1900-1946)
 

Una considerazione spesso espressa sui jidaigeki di questo periodo è che debbano la loro riuscita alla passione di Ito Daisuke, al lirismo di Yamanaka Sadao e all’intelligenza di Itami Mansaku. Itami è stato infatti tra i principali innovatori del genere, contribuendo al pari di Yamanaka alla formulazione di un jidaigeki che rifiutava la magniloquenza di stile e l’enfasi sull’eroismo, dando luce e dignità a quanti, nel popolo del periodo Tokugawa, riflettevano la condizione dei suoi contemporanei.

Itami, il cui vero nome era Ikeuchi Yoshitoyo, era nato nel 1900 e sin dagli anni scolastici fu amico di Ito Daisuke. Giunse al cinema per forza di cose, poiché le varie attività intraprese (inizialmente a fianco del padre, fino a un tentativo di gestione di un ristorantino) fallirono tutte e aveva bisogno di lavoro, e di conseguenza anche il suo vecchio sogno di dedicarsi alla pittura, motivo per cui si era iscritto a una scuola di arte occidentale, naufragò. Su suggerimento di ItØ, cominciò a scrivere sceneggiature per jidaigeki. Nel 1928, l’attore Kataoka Chiezo inaugurò la propria casa di produzione, la Chie Pro., e, persa l’occasione di scritturare Ito appena passato alla Teikine, assunse Inagaki Hiroshi come regista e Itami come sceneggiatore, riservando per sé i ruoli da protagonista delle opere da realizzare. La pace nel mondo (Tenka taiheiki, 1928) è il primo frutto di questa collaborazione. Nella caratterizzazione di Itami in questa e nelle successive sceneggiature, si delineano i tratti di eroi ben lontani dai prototipi inaugurati da Susukita Rokuhei e da ItØ: non c’è traccia di violenza, né grandi impulsi eroici, ma solo una calma accettazione del quotidiano che, a ben leggere tra le righe, conferisce un aspetto acremente parodico degli ideali di forza e abnegazione che si vogliono promuovere in questi anni. 

Una parodia resa particolarmente acuta nel film muto che realizza da regista nel 1932, L’incomparabile spadaccino (Kokushi muso, del quale ci restano solo alcuni spezzoni), in cui, con l’espediente di contrapporre a un signore feudale un impostore che con successo si spaccia per lui, ridicolizza il credo nell’accondiscendenza cieca a un unico signore. Ma l’opera che meglio rivela l’accurato lavoro intellettuale del regista e sceneggiatore è Akanishi Kakita (id. 1936), uno dei suoi cinque film oggi rimasti. Il film adattava il racconto L’amore di Akanishi Kakita (Akanishi Kakita no koi) che lo scrittore Shiga Naoya aveva a sua volta parodicamente ispirato a una storia già nota nel repertorio del kØdan. Il protagonista Akanishi (ovviamente interpretato da Kataoka) è un samurai infiltrato come spia nella base del clan Date. Portata a termine la sua missione, per potersi allontanare senza destare sospetti, avanza una proposta d’amore alla più bella tra le dame di compagnia, sicuro di essere rifiutato, ma questa, invece, gli scrive una lettera con cui ricambia il suo affetto. Akanishi è un samurai assolutamente atipico per lo schermo: non piacevole di aspetto, ha anche un grave problema di stomaco che lo costringe spesso a letto. Non manca comunque dei tratti virili del suo ruolo, come dimostra quando si apre da sé il ventre per tamponare il dolore. Ritratto nel corso del ligio svolgersi delle sue giornate, con una meticolosa attenzione nel calibrare i momenti collettivi con quelli privati del personaggio, la sua sembra una vita da mondo impiegatizio, operoso ma anche umano. Un antieroismo che Itami equilibra verso il finale con una scena di chanbara, che però, grazie alla stilizzazione gestuale e alla composizione lirica delle scene ispirata dal gusto pittorico del regista, risulta più stilisticamente vicina a una pièce kabuki che non a un chanbara alla ItØ. La poetica di Itami utilizza l’immagine per la sua piena potenzialità espressiva: ogni oggetto vive nello spazio dell’inquadratura per il suo essenziale contributo alla narrativa, nulla è superfluo. Soprattutto la caratterizzazione di Akanishi dimostra un accurato e razionale lavoro di pensiero per giungere, senza brusche fratture, nelle piaghe sociali, rappresentate qui dal clan feudale e dalla cieca sottomissione dei samurai al loro padrone. Una sottile satira che possiamo leggere anche nel senso a tratti claustrofobico dato dall’alto numero di scene girate in interni, in cui la macchina da presa spesso cristallizza l’azione in lunghe stasi. 

La carriera di Itami è stata purtroppo molto breve. Dopo pochi altri film, tra i quali una non ben riuscita produzione internazionale codiretta dal tedesco Arnold Frank (La nuova terra, Atarashiki tsuchi, 1937), Itami si ammalò di tubercolosi e si ritirò dalla regia. Per pochi anni ancora, ormai costretto a letto, scrisse vari saggi e altre ottime sceneggiature, tra cui quelle per L’uomo del risciò (MuhØmatsu no issho) e per Bambini mano nella mano (Te o tsunagu kora) che Inagaki realizzò dopo pochi anni. Nel 1946 la lunga malattia lo stroncò. 

 

Filmografia Imdb:http://www.imdb.com/name/nm0411632/

 

Estratto da STORIA DEL CINEMA GIAPPONESE, Venezia, Marsilio, 2001

MISUMI KENJI

(Kyoto, 1921-1975)

 

Assunto alla Nikkatsu nel 1941, viene subito dopo arruolato e inviato in Manciuria, quindi internato in Siberia. Al suo rientro in Giappone nel 1947 diventa aiuto regista alla Daiei di Kyoto, casa dove viene prodotta la maggior parte dei film in costume del periodo, e qui lavora per grandi registi del calibro di Ito Daisuke e Kinugasa Teinosuke. L’approdo alla regia avviene nel 1954 con il film Tange Sazen – Kogezaru no tsubo (Tange Sazen – Il vaso del tempio di muschio), interpretato da Okochi Denjiro su una sceneggiatura dello stesso Kinugasa.

Nel corso degli anni Cinquanta realizza vari film chanbara — il suo unico film in ambiente contemporaneo è Ken (La spada, 1964)), adattamento  di un romanzo di Mishima —, mettendo a punto una poetica di stile personale e di grande effetto: le sue immagini si caricano di una ricercatezza visuale che deve molto alla tradizione pittorica giapponese, cogliendo i suoi soggetti da una distanza discreta, sussurrando le emozioni se non addirittura evocandole attraverso lievi allusioni. I fotogrammi si riempiono di corpi nel climax delle lotte, e non mancano mai anche elementi naturali che vi si fondono grazie a una calibrazione puntuale dei chiaroscuri (un alto risultato ottenuto anche grazie alla collaborazione costante dello scenografo Naito Akira).

Il tema che funge da base per quasi tutti i suoi film consiste nel contrasto vissuto dai personaggi tra la loro etica guerriera e un forte umanesimo. In molti casi, l’eroe (spesso interpretato dall’attore Ichikawa Raizo che, con la sua morte precoce avvenuta a soli 38 anni nel 1969, ha contribuito alla leggendarietà di queste figure maschili), schierato chiaramente dalla parte del bene, deve fare ricorso alla violenza con fredda ed elegante determinazione, stilizzando un’improbabile gestualità, fino alla rarefazione dei movimenti, dando luogo così a scene di alto effetto.

Dopo aver realizzato nel 1961 lo spettacolare Shaka (primo film a 70mm in Giappone), Misumi avvia la fortunata serie Zato Ichi interpretata da Katsu Shintaro: Ichi, uno yakuza solitario e cieco (un handicap che lo sottomette agli altri ma che allo stesso tempo lo dota di un potere sovrannaturale),  rappresenta ancora una volta la possibilità di sovvertire il proprio destino, rifiutando di accettare la propria infermità come  discriminante — un tema molto amato dal grande pubblico. A questo motivo Misumi dedica anche molti altri suoi titoli, quasi sempre avviando fortunatissime serie: dalla fantastica Daimajin all’ormai internazionalmente famosa Kozure Okami (“La spada della vendetta”,  serie prodotta da Katsu Shintaro sulle gesta di Itto Ogami e il suo viaggio lungo il Giappone con il figlioletto al seguito), o comunque facenti parte di serie di successo già consolidate come Daibosatsu toge (Il valico del grande Buddha).

Negli anni Settanta Misumi lavora prevalentemente in ambito televisivo dove si è di recente spostata l’attenzione per i drammi in costume, sempre più sporadici sul grande schermo. Per il cinema l’ultima produzione è di grande budget, il film Okami yo rakujitsu o kire (Lupo, uccidi il tramonto).  In 20 anni di carriera  ha realizzato 67 film.

 

Filmografia Imdb:http://www.imdb.com/name/nm0593014/

 

Estratto da Storia segreta del cinema giapponese - 62. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, MILANO, MONDADORI ELECTA

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