Kato Tai
Kato Tai (1916-1985)
Nipote del regista Yamanaka Sadao, deve a questa influente parentela il suo ingresso nel mondo del cinema , avvenuto nel 1937 in qualità di aiuto regista alla Toho. Dopo un breve periodo presso una casa di produzione di documentari, nel dopoguerra, entrato alla Daiei, partecipa alle attività sindacali in atto e quindi, come tanti altri registi, è investito dalla purga rossa di matrice maccartista e viene licenziato dalla major. L’esordio alla regia avviene tuttavia nel 1951 presso la piccola casa Takara con Kennan jonan (Guai con le spade e con le donne), un chanbara, cioè proprio di un genere ancora “oscurato” dalle forze di occupazione americane.
Nel 1956, nuovamente come aiuto-regista, si trasferisce alla Toei, dove un anno più tardi comincia a dirigere con crescente successo i suoi film in costume. In un genere ormai parzialmente inaridito dalla ripetitività di caratteri e situazioni, Kato, senza mai nascondere il proprio debito al regista Ito Daisuke di cui è stato grande ammiratore in gioventù, apporta un taglio personale che in più occasioni infrange le convenzioni del genere — tra le altre novità, l’eliminazione del pesante uso di make-up per gli attori, peculiarità estetica di eredità teatrale. La forte caratterizzazione dei suoi personaggi, tutori di un codice di onore di vecchio stampo seppure restii ad accettare le imposizioni giunte dall’alto, serve al regista per giustificare la rete di conflitti alla luce di pulsioni psicologiche piuttosto che di guerre di potere. E’ il motivo per cui non esita a estendere ai personaggi femminili — si veda la giocatrice d’azzardo Oryu — il compito di combattere le ingiustizie come dettato dall’onore. Dei film di genere, in particolare dei matatabi mono (film dedicati alle gesta di yakuza erranti) invece conserva ed esalta il tema del viaggio, un percorso catartico che conduce i suoi personaggi alla presa di coscienza del proprio valore come uomini, al tempo stesso esiliandoli dalla società. Incarnano le qualità di questi uomini e donne alcuni tra gli interpreti più famosi del periodo, tra i quali l’attrice Fuji Junko, diventata presto un’icona dell’intero genere.
Tra i più alti risultati raggiunti nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, basti citare Mabuta no haha (Amore per una madre), un film per molti versi sperimentale, seppure realizzato in sole due settimane; Sanada fuunroku (Cronaca del clan Sanada), un esempio di astrazione nella sua carriera nel cui tema si è letta anche la metafora della recente sconfitta nel movimento studentesco contro il rinnovo del Trattato di Sicurezza Nippo-americano; e ancora gli avanguardistici Meiji kyokakuden - Sandaime shumei e Kutsukake Tokijiro - Yukyo ippiki, tra le punte più alte dei film dedicati al mondo degli yakuza. Passato alla Shochiku nel 1966, porta alla luce una nuova serie di opere memorabili tra le quali la trilogia Hibotan bakuto, parte di una serie avviata dal regista Yamashita Kosaku. In tutte queste opere, Kato utilizza di frequente il piano-sequenza — inizialmente adottato per ovviare a una scaletta di lavoro intensissima — combinato a un angolo di ripresa effettuato prevalentemente dal basso. In tal modo determina un flusso ininterrotto di sviluppi in un crescendo drammatico di cui lo spettatore è parte attiva.
Kato Tai è stato anche autore di diversi saggi, tra i quali un’importante biografia dedicata allo zio intitolata Eiga kantoku Yamanaka Sadao (Il regista Yamanaka Sadao).
Filmografia Imdb: http://www.imdb.com/name/nm0441397/
Estratto da Storia segreta del cinema giapponese - 62. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, Milano, Mondadori Electa, 2005